Pigro e avventuroso ☼☼☼
Silvana Gandolfi – Salani Gl’Istrici, 1997, ill. di Giulia Orecchia, pp.245
Dove vanno a finire le cose smarrite?
Silvana Gandolfi – Salani Gl’Istrici, 1997, ill. di Giulia Orecchia, pp.245
Dove vanno a finire le cose smarrite?
Oggetti, idee, speranze,
occasioni, pensieri e, addirittura, persone?
Arianna e Giulia, perdendosi
durante una gita scolastica, lo scoprono ben presto.
Sputate da un grosso
Vulcano, si ritrovano su una stranissima spiaggia piena degli oggetti più
disparati. Qui incontrano una strana banda di bambini, apparentemente selvaggi,
che le accolgono come una grande famiglia e spiegano loro la natura di quel
luogo misterioso.
Questa è l’Isola del Tempo
Perso, uno spazio in cui va a finire tutto ciò che si perde.
Ovviamente ci sono anche
degli adulti sull’Isola: professori, artisti e navigatori solitari.
Di tempo, poi, ce n’è in
abbondanza e i bambini posso fare ciò che vogliono e quando vogliono.
Comincia per le due
ragazzine l’avventura più bizzarra della loro vita.
Si costruiranno un
rifugio personale, scopriranno il plancton vulcanico, ammireranno tramonti
infiniti e opere d’arte credute scomparse, incontreranno cannibali e
scopriranno, infine, di avere una Missione speciale da portare a termine.
L’Isola e tutto il mondo
sono infatti in grave pericolo: sulla Terra le persone non sanno più cosa vuol
dire perdere tempo e fermarsi.
Solo i sognatori e i perditempo
possono intervenire e cambiare le sorti di entrambi i Mondi.
![]() |
la preziosa Mappa dell'Isola disegnata da Walter |
L’Isola del Tempo Perso è un romanzo divertente e di scorrevole lettura.
Anche questa volta (ricordate QUI e QUI?) l’autrice
ambienta le vicende in un luogo marino: un’isola.
Un’isola che, assieme
alla banda di ragazzini che la abita, fa pensare inizialmente alla più famosa
Isola che Non C’è di Peter Pan e dei suoi bimbi sperduti.
Nel corso del racconto,
però, Silvana Gandolfi crea un’identità ben precisa dell’Isola, dei suoi
abitanti e delle attività che vi si svolgono, distaccandosi nettamente dai
luoghi narrati da J.M. Barrie.
Presenta con tratti
freschi i diversi personaggi (Arianna e Giulia per prime, Daniele, Bruno,
Mosca, il Professore…) e gli ambienti (il Vulcano, la Spiaggia, l’accampamento
dei bambini, la Palude Bianca con le sue fumarole…).
Soprattutto riesce a
trasmettere concetti importanti con immagini e metafore chiare e dirette.
Le occasioni perse sono
bolle inafferrabili, mentre le emozioni come la speranza e la fiducia, una volta
perse, sull’Isola si trasformano in prezioso plancton che, raccolto e spalmato
nei punti giusti, ha effetti migliori di una medicina.
Di oggetti, vestiti e
cibo ce n’è a volontà, perchè quando si necessita di qualcosa la si trova.
E ancora, se il tempo che
si perde sulla Terra si trasforma in tempo prezioso sull’Isola, il tempo
sprecato malamente sul pianeta, qui diventa Tempo Nero, soffocante e pericoloso
che, come una droga, stordisce chi lo respira portandolo all’ignavia più
profonda e al cannibalismo!
E se nel mondo reale il
tempo perso venisse bandito… sull’Isola potrebbe venire a mancare del tutto
portando a conseguenze disastrose.
L’Isola del Tempo Perso è una storia avvincente, a tratti lieve, a tratti
spaventosa, ricca di spunti immaginativi.
E se vi piacciono i
mirtilli e voleste provare a visitare questo luogo incredibile, oltre a leggere
il libro, potreste provare semplicemente… a perdervi!
N.d.R: l'Editore ci comunica che anche l'autrice pare essere scomparsa... (tutti i dettagli nel libro!).
Consigliato!
Target: + 9 anni.
Un assaggio: “[…] Appena si cercava di toccarle, quelle si deformavano per sgusciare
via dalle dita, come argento vivo. Un attimo dopo, eccole a un metro di
distanza, più rotonde e vispe che mai. Allora cercavamo di catturarle con dei
retini da pesca: niente da fare, le bolle scivolavano via per andare a
galleggiare più in là, silenziose, beffarde, inafferrabili.
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