Biancaneve

Ricerca e simbolismo ☼☼☼☼


J. e W. Grimm, ill. di Michelangelo Rossato - Il Gioco di Leggere (2015) - pag. 40

La storia di Biancaneve, scritta dai fratelli Grimm nel 1812, è nota a tutti.
Numerose sono le versioni editoriali illustrate e altrettante quelle cinematografiche, animate e non; da rappresentazioni tradizionali e favolistiche a rivisitazioni pseudo moderne, di "Biancanevi" ne abbiamo incontrate in tutte le salse.

L'albo di cui vi parlo oggi è una delle ultime interpretazioni della famosa fiaba; ed è assolutamente speciale secondo mio modesto parere.
Non solo per la buona fattura del libro, edito da Il Gioco di Leggere; per la sua genesi "accademica", essendo questa la tesi di un giovane studente della scuola di Macerata e per la scelta azzeccata di mantenere il testo nella sua versione integrale.
A rendere questo volume così prezioso sono le incredibili illustrazioni di Michelangelo Rossato e, ancor più, il sottile e profondo lavoro di ricerca che sta dietro alla progettazione di questo libro e che traspare chiaramente tra le pagine, affascinando l'occhio del lettore e avvolgendolo in un continuo rimando di simboli che affondano le loro radici in tempi antichi.

Dato che siamo alle porte di Samahin, il "capodanno celtico" (che la maggior parte di voi conoscerà nella sua versione più moderna e commerciale di Halloween), momento magico dell'anno durante il quale si scende sempre più nel buio, verso l'inverno, lasciandosi alle spalle ciò che non serve e che deve morire per prepararsi alla rinascita della luce, la fiaba di Biancaneve si presta benissimo come racconto iniziatico rappresentativo di questo passaggio.

Del bel lavoro di Rossato è proprio l'aspetto simbolico che voglio approfondire con voi, lasciandovi liberi poi di cercare l'albo per godervelo con i vostri bambini, magari davanti a un bel camino o sotto una calda coperta, tra un dolcetto o scherzetto!


Dopo un'affascinante ed enigmatica copertina, il frontespizio ci offre la sintesi di una storia, un percorso, in continuo bilico tra luce e ombra, vita e morte, purezza e oscurità.
Biancaneve è un racconto iniziatico, alchemico, di trasformazione, in cui la bella e innocente protagonista dovrà affrontare e superare le sfide continue di una forza oscura e contraria che la obbligherà a cambiare e crescere, e che la porterà ad abbandonare le vesti di bambina e a diventare profondamente Donna.
Una forza ancestrale e potente, rappresentata dalla regina malvagia, ma che altro non è che l'alter-ego dell'eroina, la sua ombra e la vita.


Parlo di alchimia, la Grande Opera che molti pensatori e scienziati della storia hanno tentato di sperimentare e spiegare, perché l'albo di Rossato ne è interamente impregnato.
Il processo alchemico è quello per cui si tentava di trasformare la grezza materia in oro (sublimazione), attraverso tre diverse fasi: albedo, rubedo e nigredo.
Questi tre passaggi riflettono le tre età (giovinezza, maturità e vecchiaia), la triplice immagine della Dea (la fanciulla, la madre e l'anziana), le fasi lunari (il quarto di luna, la luna piena e la luna nuova) e così via.
I tre colori corrispondenti sono quelli della protagonista: dalla pelle bianca come la neve, dalle labbra rosse come il sangue e con capelli neri come l'ebano.
Sono i tre stadi da attraversare e ripercorrere più volte, per poter maturare e purificarsi a livello materico come spirituale.

La favola di Biancaneve è un ciclo e contiene tutto questo: nascita (albedo), vita (rubedo), morte (nigredo) e infine, ancora una volta, la rinascita (oro).


Tutto comincia con un desiderio di vita e una nascita.
L'immagine di Rossato è delicata e densa di significato: una madre antica, che sembra emergere dalla terra ed essere fatta della sua stessa sostanza, porta in grembo una sfera di vetro (la classica palla di neve natalizia, come richiamo al nome della protagonista) dentro la quale scorgiamo una Biancaneve bambina che gioca.
Una grande madre tessitrice, accompagnata da una cerbiatta e da una colomba, simboli di innocenza e purezza. Una falce di luna bianca adorna la fronte della donna.
In tutto questo candore compaiono tre piccole macchie rosse, tre gocce di sangue, simbolo di vita.

I richiami al culto della Grande Madre e alla Dea sono continui e molteplici; dee bianche, rosse e nere, i colori alchemici.


La fase intermedia e rossa è ben rappresentata dalla regina invidiosa; la sua testa è sovrastata da due grandi corna color rubino e la fronte da una falce in cui è incastonata una pietra vermiglia.
La accompagnano un serpente, un corvo nero (che anticipa la prossima trasformazione del personaggio) e dei lupi rossi; animali associati spesso a lati oscuri e malvagi ma dal significato ben più profondo e complesso.
Sono simboli di energie interiori forti, strettamente connessi alla vita, alla lotta e alla morte; e alla successiva rigenerazione.
Il serpente per esempio è portatore di potere interiore, magia, guarigione, trasformazione e trasmutazione per molte culture. E il corvo è animale psicopompo, accompagna le anime all'altro mondo, di cui ne è il guardiano.

Il grembo di questa seconda madre è un intricato e famelico bosco fatto d'ombra e, anche qui, vediamo nuovamente una piccola Biancaneve ora in fuga.



La regina madre, grazie ai suoi magici poteri, si trasmuta nella strega che tutti conosciamo.
La madre nera, la maga autrice di inganni volti a eliminare la giovane Biancaneve.
Il corsetto troppo stretto, il pettine incantato e la famosa mela avvelenata.
Le immagini di Rossato sono incantevoli, l'intrecciarsi delle forme e dei tre colori è finemente studiato ed equilibrato.
Un vero processo alchemico... 


I tre uccelli raffigurati dall'illustratore verso la fine del libro, la colomba bianca, il corvo nero e un gufo rosso, anch'esso portatore di significati importanti quali la saggezza, la chiaroveggenza e la magia, richiamano fortemente una delle rappresentazioni delle tre fasi alchemiche (Alchimia. Splendor Solis di Salomon Trismosin, 1532).

 

La regina cattiva le prova tutte, ma la sua magia oscura le si rivolterà contro, mostrandola per quel che è e imprigionandola nei suoi stessi malefici.
Ma per un breve momento, come sappiamo, la sua stregoneria centrerà il segno e porterà alla morte (se pur apparente) l'ingenua Biancaneve.


Vediamo la fanciulla, ora cresciuta e dormiente, nella stessa sfera di vetro che teneva la prima madre, a creare un invisibile collegamento tra le fasi di vita e morte.
Nevica e tutto è fermo, come in inverno.



A contornare le figure matriarcali compare spesso una foresta fatta di alberi di diverso tipo.
Questo è l'habitat selvatico in cui vivono i nani che, nelle mani del giovane illustratore, appaiono come spiritelli, piccoli totem figli della terra.
A me personalmente ricordano gli Heyoka, spiriti o "pagliacci sacri" che per i nativi americani del Nord rappresentavano le forze contrarie che ci sfidano nella vita e che ci permettono di crescere (a questo link potete leggerne di più).


Il riferimento alle culture native dell'America non si ferma qui; infatti la pettinatura della protagonista altro non è che l'acconciatura cerimoniale delle fanciulle Hopi che passavano all'età matura.

Rossato attinge all'antichità, agli usi e costumi di popoli che vivevano a stretto contatto con la terra e al culto della Grande Madre a piene mani.



Basta confrontare le precedenti rappresentazioni delle Regine Madri e alcune piccole statuette con le sculture paleolitiche raffiguranti la grande madre (come la Venere di Willendorf, in alto a destra); e la piccola corona rossa che porta Biancaneve alla fine del suo viaggio con le statuine neolitiche che rappresentano la Dea Uccello (o Dea danzante, in basso a sinistra).
Da quest'ultima deriva anche la raffigurazione cretese della Dea dei serpenti (in basso a destra) che somiglia nettamente alla Regina cattiva della fase rossa.


L'evoluzione della fiaba la conosciamo bene tutti.
Biancaneve sarà risvegliata dal sonno incantato e sposerà il bel principe.
La futura Regina Bianca è raffigurata da Rossato in un niveo e splendido abito decorato da una grande fascia vermiglia. Dello stesso colore è la corona matriarcale e il gufo che posa sulla mano della giovane donna, facendola così somigliare ad Atena, dea sì della guerra ma anche della saggezza.
E dalla mela appena morsa, dai suoi semi, una nuova vita sta sbocciando...

Biancaneve, il femminino sacro e profondo, l'Anima è cresciuta e si è sviluppata ed evoluta, affrontando i suoi lati oscuri, attraversando più morti e portando alla luce la sua forza interiore.
Bianco, rosso, nero e oro.

La Grande Opera di Michelangelo Rossato (nome mai più appropriato e bene augurante, mi verrebbe da dire giocandoci su!) è completa... e vi assicuro che quando l'avrete tra le mani e vi ci immergerete, non potrete che innamorarvene.

Perché in fondo si sa: l'Amore è la vera Alchimia e Magia!


Assolutamente consigliato

Target: per tutti

Se volete approfondire:
il sito di Michelangelo Rossato
un bell'articolo su Biancaneve di Rossato
un'intervista a Michelangelo Rossato


Buone Letture!

Commenti

  1. Ciao. Sono l'autrice dell'intervista. Sono arrivata qui grazie alla segnalazione dell'autore e che dire se non farti i complimenti?
    Inserirò subito questa analisi nel mio post.
    Complimenti ancora e credo proprio di leggere altri tuoi post.

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  2. Ciao Alma :) benvenuta!
    leggo spesso il tuo blog ;) grazie della visita della condivisione; son contenta ti sia piaciuto l'articolo (ma già la materia era buona!)
    Allora ci ri-leggiamo presto :)

    Ila

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