Buona Ragione N°3

Nuova puntata del Gioco nato sulle 20 Buone Ragioni per Regalare un Libro a un Bambino edite da Topipittori.

La terza Buona Ragione è una tra le mie preferite.

perché poi te ne regalerà uno lui, BELLISSIMO

Inizialmente, nel contesto di questo gioco, son rimasta un po' perplessa su quale libro presentare.
Sulla validità dell'affermazione non avevo nessun dubbio.
Come già detto, i miei genitori sono stati i "fornitori" di libri più assidui ed efficaci; e di libri contraccambiati da parte mia ce ne sono stati moltissimi.
Ma tra questi, quale scegliere?

Poi... ho avuto un'illuminazione!

Dovrete perdonarmi ma questo sarà un post abbastanza lungo, non posso farne a meno.
Quindi mettetevi comodi e seguitemi se vi va.

Per chi ancora non lo sapesse, oltre a leggerli, i libri mi diletto anche a illustrarli, costruirli, rilegarli... (date un occhio QUI per esempio).
Questa mia passione ha radici lontane nel tempo.
Circa una dozzina di anni addietro, per il compleanno del mio Papà optai per un regalo davvero speciale.

Come accennato in uno dei post precedenti i libri ricevuti da Papà erano sempre assai graditi e, ancor di più, lo sono state le fiabe che mi raccontava a voce quand'ero piccina.
Una di queste in particolare mi è rimasta impressa: La storia di Topo che Salta (tratta da Sette Frecce di H. Storm, ed. Corbaccio, un libro che raccoglie la saggezza e i racconti dei Nativi Americani abitanti le zone delle Grandi Praterie, un volume che consiglio se riuscite a recuperarlo).



Questo racconto popolato di animali mi ha sempre affascinato e amando la cultura dei Nativi Americani (passione ereditata da Papà) è diventato parte integrante di quel bagaglio di "storie" che ognuno di noi, in qualche modo, si porta dietro (e dentro).

Quell'anno decisi di illustrare la storia di Topo che Salta e di farne un libro personalizzato per Papà!

E siccome amo troppo questa fiaba per non condividerla, oltre a mostrarvi i miei acerbi tentativi di illustratrice (e rilegatrice), ve la racconto per intero.

copertina di cartone rivestita di carta-velluto rosso
 
I° di copertina
 
frontespizio - pagine plastificate e rilegate con una spirale
  
C’era una volta un Topo.
Era un topo sempre affaccendato, che cercava dappertutto, toccava l’erba con i baffi e teneva gli occhi bene aperti. Naturalmente aveva da fare, come tutti i Topi hanno da fare.
Ma di tanto in tanto sentiva un suono strano: allora alzava la testa, strizzava gli occhi e si chiedeva che cosa potesse essere.
Un giorno corse da un altro Topo e gli chiese:
«Hai sentito una specie di rombo nelle orecchie Fratello?»
«Ma no» rispose l’altro Topo, senza neppure alzare il suo naso affaccendato da Terra. «Non ho sentito niente. Ma ora ho da fare. Parliamo dopo».
Fece la stessa domanda a un altro Topo e questi lo guardò con aria strana.
 «Sei diventato matto? Quale suono?» chiese e corse in un buco di un pioppo caduto a Terra.
Il Topolino scosse i baffi e si dette da fare, deciso a dimenticare tutta quella faccenda, ma dopo un po’ sentì di nuovo quel rombo: era debole, molto debole, ma c’era!



Un giorno, decise di fare indagini per conto suo e di scoprire un po’ cos’era quel suono.

Lasciò gli altri Topi affaccendati, si allontanò un po’ e si mise di nuovo ad ascoltare. C’era ancora! Drizzò le orecchie per sentire meglio, quando una voce gli disse «Salve!»




«Salve» disse ancora la voce, «Sono io, Fratello Procione»



Ed era proprio vero! «Che ci fai tutto solo, fratellino?» chiese il Procione.

Il Topo arrossì, e con il naso toccò quasi Terra. «Ho sentito un rombo nelle orecchie e volevo vedere cos’era» rispose timidamente.
«Un rombo nelle orecchie?» disse il Procione sedendosi accanto a lui. «Fratellino, tu ha sentito il Fiume».
«Il Fiume?» chiese Topo con una punta di curiosità. «Che cos’è un Fiume?»
«Vieni con me e ti farò vedere il Fiume» disse Procione.
Piccolo Topo aveva paura, ma era deciso a scoprire una volta per tutte cos’era il rombo.
Poi posso sempre tornare al mio lavoro pensò. Forse una volta che avrò sistemato questa faccenda, mi potrà aiutare ad esaminare le cose e a raccoglierle. E pensare che i miei Fratelli dicevano che non era niente. Gliela farò vedere io. Chiederò a Procione di tornare con me e avrò anche la sua prova.


«Va bene Fratello Procione» disse Topo «portami al Fiume, vengo con te.»


 
Così Topo seguì Procione, mentre il Cuore gli batteva in petto.
Il Procione lo portò lungo sentieri sconosciuti e piccolo Topo sentì l’odore di tante cose che avevano percorso quella via. Spesso ebbe paura e fu quasi sul punto di tornare indietro, ma alla fine arrivarono al Fiume, chiaro e profondo in certi punti, fangoso in altri.
Era così grande che Topo non riusciva a vedere dall’altra parte. Rombava, cantava, gridava e tuonava lungo il percorso. Piccolo Topo vide trascinati sulla superficie pezzi grandi e piccoli di Mondo.



«È potente!» disse, cercando le parole.

«È una cosa grande» rispose il Procione. «Vieni, voglio presentarti un’Amica».

 
  
In un punto più calmo e più basso c’era una ninfea verde e lucida e sopra la ninfea c’era una Rana, verde quasi quanto la foglia su cui sedeva. La pancia bianca della Rana si vedeva chiaramente.
«Salve Fratellino» disse la Rana «Benvenuto al Fiume».
«Ora devo lasciarti» disse Procione. «Ma non temere, Fratellino, perché ora Rana avrà cura di te».
E Procione si allontanò per cercare cibo da lavare e mangiare lungo la riva del Fiume.
Piccolo Topo si avvicinò all’Acqua e vi guardò dentro: vide l’immagine di un Topo terrorizzato.
«Chi sei?» chiese Piccolo Topo al riflesso, «non hai paura a stare in mezzo al grande Fiume?».
«No» rispose la Rana «non ho paura perché fin dalla nascita ho il Dono di poter restare sopra e dentro il grande Fiume. Quando Inverno arriva e fa gelare questa Medicina, io divento invisibile. Ma finchè Uccello di Tuono vola, io sono qui. Per vedermi, bisogna venire quando il Mondo è verde.
Io, Fratello, sono la custode dell’Acqua.» 
«Straordinario» disse Piccolo Topo alla fine, cercando ancora una volta le parole.
 
 
 
«Ti piacerebbe avere un po’ di Potere di Medicina?» chiese Rana.
«Potere di Medicina? Io?» chiese Piccolo Topo. «Sì, sì! Se è possibile!».
«Allora accucciati più basso che puoi, e poi salta più in alto possibile e avrai la tua Medicina»
disse Rana.
Piccolo Topo fece come gli era stato detto: si accucciò più in basso che potè e poi saltò.
E quando saltò i suoi occhi videro le Montagne Sacre.
Piccolo Topo non credeva ai suoi occhi. Ma erano là! Quando però ricadde, atterrò nel Fiume!
Piccolo Topo si spaventò e riguadagnò la riva. Era bagnato e spaventato a morte.
«Mi hai ingannato!» gridò a Rana.
«Aspetta» disse la Rana. «Non ti sei fatto male. Non farti accecare dalla paura e dalla rabbia.
Che cosa hai visto?»
«Io» balbettò Topo «Io… io… io… ho visto la Montagne Sacre!»
«E hai anche un nuovo nome!» disse Rana «Ti chiami Topo che Salta».
«Grazie, grazie» disse Topo che Salta, ringraziandola ancora. «Voglio ritornare dalla mia Tribù e dire loro di questa cosa che mi è successa.» 
«Bene, allora vai» disse Rana, «ritorna dalla tua Tribù, non ti sarà difficile ritrovarli. Basterà che tu vada nella direzione opposta a quella del suono del Fiume di Medicina e troverai i tuoi fratelli topi».
 
 
 
Topo che Salta tornò al Mondo dei Topi, ma trovò soltanto delusioni: nessuno voleva ascoltarlo.
Poi, dato che era bagnato e che non sapeva come spiegarlo, visto che non c’erano state piogge, molti Topi avevano paura di lui, perché credevano che fosse stato sputato dalla bocca di qualche animale che aveva cercato di mangiarlo. E tutti quanti sapevano che se non era stato cibo di uno che lo voleva, allora sarebbe stato veleno anche per loro.




Topo che Salta viveva ancora tra la sua Gente, ma non riusciva a dimenticare la visione delle Montagne Sacre. Il ricordo bruciava nella mente e nel cuore di Topo che Salta e un giorno egli andò sul limitare del Fiume...

Topo che salta andò al limite del luogo dove vivevano i Topi e guardò la prateria.
Poi guardò in alto per vedere se c’erano Aquile: il Cielo era pieno di Macchie, ognuna di esse un’Aquila. Ma era deciso a raggiungere le Montagne Sacre, per cui si fece coraggio e prese a correre più che poteva nella prateria.

Il piccolo cuore gli batteva forte per l’eccitazione e la paura.


 
 
  Corse finché arrivò alla casa di un Saggio: stava giusto riposandosi e riprendendo fiato quando vide un Vecchio Topo. La macchia di salvia dove viveva Vecchio Topo era infatti un rifugio per i Topi: c’era abbondanza di semi, di materiale per costruirsi un nido e molte cose di cui occuparsi.
«Salve» disse Vecchio Topo, «Benvenuto». 
Topo che Salta era stupefatto: un posto e un Topo del genere non li aveva mai visti.
 «Tu sei sicuramente un Grande Topo» disse Topo che Salta con tutto il rispetto che riuscì a racimolare, «e questo è sicuramente un posto meraviglioso. Oltretutto qui le Aquile non possono vederti» aggiunse.
«Sì» disse Vecchio Topo, «e da qui si vedono tutti gli essere della prateria: il Bisonte, l’Antilope, il Coniglio e il Coyote. Da qui si vedono tutti e si possono imparare i Nomi».
«Meraviglioso» disse Topo che Salta, «e vedi anche il Fiume e le Grandi Montagne?».
«Sì e no» disse Vecchio Topo con convinzione. «So che esiste il Grande Fiume, ma temo che le Grandi Montagne siano solo un mito: scordati il desiderio di vederle e rimani qui con me. C’è tutto quello che si possa desiderare, e ci si sta bene».



Come si può dire una cosa del genere? pensò Topo che Salta, la Medicina delle Montagne Sacre è un qualcosa che non si può dimenticare.


 
  «Grazie per il cibo che hai diviso con me Vecchio Topo e grazie anche per avermi fatto entrare nella tua grande casa» disse Topo che Salta «ma io devo cercare le Montagne». 
«Sei proprio uno sciocco ad andartene. Ci sono tanti pericoli nella prateria! Guarda su!» disse Vecchio Topo, con ancora maggiore convinzione. «Guarda quelle Macchie! Sono Aquile e ti prenderanno!».
Andarsene costò grande sforzo a Topo che Salta, ma raccolse tutto il coraggio che aveva e riprese a correre. Il Terreno era impervio, ma drizzò la coda e corse a più non posso; mentre correva sentiva le Ombre di quelle Macchie sulla schiena. Tutte quelle Macchie!
Alla fine arrivò a un cespuglio di ciliegie selvatiche. Topo che Salta non credeva ai suoi occhi: era un posto molto spazioso e fresco, e c’erano acqua, ciliegie e semi da mangiare, erba per costruire il nido, cavità da esplorare e molte cose da fare. E c’erano anche tante cose da raccogliere.
 


 
 Stava proprio esaminando il suo nuovo dominio quando sentì un respiro pesante. Cercò da dove proveniva e scoprì un grande mucchio di peli con corna nere: era un Grande Bisonte e Topo che Salta credette a malapena alla grandezza di quell’Essere che vedeva davanti a sé.
Era così grande che Topo che Salta avrebbe potuto stare tranquillamente in una delle sue grandi corna. Che Creatura Magnifica pensò Topo che Salta e si avvicinò.
«Salve Fratello» disse il Bisonte. «Grazie per essere venuto».
«Salve Grande Creatura» disse Topo che Salta, «perché te ne stai qui?»
«Sono malato e sto per morire» disse il Bisonte, «e la mia Medicina mi ha detto che soltanto l’occhio di un Topo può farmi guarire. Ma non esiste una cosa chiamata Topo, Fratellino».
Topo che Salta rimase sconcertato. Uno dei miei occhipensò, uno dei miei occhi, così minuscoli! e corse a rifugiarsi sotto un cespuglio di ciliegie selvatiche.
Ma sentiva il respiro di quella Creatura farsi più difficile e più lento.
Morirà pensò, se non gli dò il mio occhio. Ed è una Creatura troppo Grande perché la si possa lasciare morire”.
Così tornò dove giaceva il Bisonte e parlò.
 «Io sono un Topo» disse con voce tremante. «E tu, Fratellino mio, sei una Grande Creatura. Non posso lasciarti morire. Ho due occhi, e così puoi averne uno».
Non appena ebbe detto queste parole, l’occhio di Topo che Salta volò via dalla testa e il Bisonte guarì e si alzò in piedi facendo tremare tutto il mondo di Topo che Salta.
 


«Grazie, Fratellino» disse il Bisonte. «So della tua ricerca delle Montagne Sacre e della visita al Fiume. Tu mi hai donato la Vita in modo che io possa donare al Popolo. Sarò tuo Fratello per Sempre. Corri sotto di me: ti porterò ai piedi delle Montagne Sacre e non dovrai temere le Macchie, perché le Aquile non ti vedranno correre sotto di me. Vedranno soltanto la schiena di un Bisonte.
Io sono un Essere della prateria e ti schiaccerei se tentassi di scalare le Montagne».
Così Piccolo Topo corse sotto il Bisonte, finalmente al sicuro e nascosto alla vista della Macchie.
Ma con un occhio solo aveva paura: tutte le volte che il Bisonte faceva un passo, gli zoccoli possenti scuotevano tutto il mondo. Alla fine arrivarono in un posto e Bisonte si fermò.
«Qui devo lasciarti» disse Bisonte.
«Grazie» disse Topo che Salta, «ma devi sapere che ho avuto paura a correre sotto di Te con un occhio solo; temevo i tuoi zoccoli possenti che scuotevano la Terra».
«Hai avuto paura inutilmente» disse Bisonte, «perché io percorro la Via della Danza del Sole e so sempre dove vanno a cadere i miei zoccoli.
Ora devo tornare alla prateria, Fratello. Mi potrai sempre trovare là. 



Topo che Salta cominciò immediatamente a esplorare il nuovo posto e vide che c’erano molte più cose che negli altri posti; cose da fare e abbondanza di semi e di altre cose che piacciono ai Topi. Mentre guardava queste cose, improvvisamente vide un Lupo Grigio che era seduto a terra immobile.
«Salve Fratello Lupo» disse Topo che Salta.
Il Lupo drizzò le orecchie gli occhi gli brillavano di gioia.
«Lupo! Lupo! Ecco chi sono! Sono un Lupo!»
Ma poi sulla sua mente scese un velo e poco dopo era nuovamente seduto immobile, senza ricordare cosa fosse. Tutte le volte che Topo che Salta gli ricordava il suo Nome, si emozionava, ma ben presto se ne scordava.
Una Creatura così Grandepensò Topo che Salta, e pensare che non ha la memoria”.
Topo che Salta si mise al centro di quel nuovo posto e rimase in silenzio ad ascoltare il battito del Cuore. Poi improvvisamente decise, tornò dal Lupo e gli disse «Fratello Lupo… »
«Lupo!,Lupo!» disse il Lupo…
«Ti prego Fratello Lupo» disse Topo che Salta, «ti prego ascoltami. Io so cos’è che ti guarirà: uno dei miei occhi. E voglio donartelo. Tu sei una Creatura più Grande di me.
Io sono soltanto un Topo. Prendilo».
Non appena Topo che Salta ebbe pronunciato queste parole
l’occhio gli volò via dalla testa e il Lupo guarì.
 


Il Lupo si mise a piangere, ma il suo piccolo Fratello non lo vide, perché ora era cieco.
«Sei un Grande Fratello» disse Lupo, «perché mi hai restituito la memoria. Ma ora sei cieco. Io sono colui che guida alle Montagne Sacre e ti porterò lassù, dove c’è un Grande Lago di Medicina; è il più bel lago del mondo e in esso si riflette tutto il Mondo: il Popolo, la Tenda del Popolo e tutte le creature della Prateria e del Cielo».
«Sì, portamici» disse Topo che Salta.
Il Lupo lo guidò tra i pini fino al Lago di Medicina, dove Topo che Salta bevve.
Il Lupo gliene descrisse la bellezza.
«Devo lasciarti» disse Lupo, «perché il mio compito è guidare gli altri,
ma rimarrò con te quanto lo vorrai».
«Grazie Fratello» disse Topo che Salta. «Anche se ho paura di restare da solo, so che devi andare per mostrare agli altri la Via per raggiungere questo Posto».  

 

Topo che Salta sedette tremando di paura. Correre non sarebbe servito a nulla, visto che era cieco, ma sapeva che di sicuro un’Aquila lo avrebbe trovato.
Sentì un’Ombra sulla schiena e sentì anche il rumore che fanno le Aquile.
Allora si rannicchiò su se stesso aspettando il colpo. E l’Aquila colpì!
Topo che Salta di addormentò.
Poi si risvegliò.
Grande fu la sorpresa di essere ancora vivo, ma più grande ancora scoprire che Vedeva!
Tutto gli sembrava annebbiato, ma i colori erano stupendi.
«Vedo! Vedo!» disse Topo che Salta esultante.
Un’Ombra confusa gli venne incontro.
Topo che Salta strizzò gli occhi, ma l’Ombra rimase tale.
«Salve Fratello» disse una Voce, «vuoi Medicina?»
«Medicina per me?» chiese Topo che Salta, «Sì, sì!»
«Allora accucciati più che puoi» disse la Voce, «e poi salta più in alto possibile».
Topo che Salta fece come gli era stato detto. Si accucciò e poi saltò e il Vento lo prese e lo portò ancora più in alto.
«Non avere paura» gli disse la Voce, «Fidati del Vento!»
Topo che Salta chiuse gli occhi e si affidò al Vento che lo portò sempre più in alto.
Quando aprì gli occhi si accorse che ci vedeva bene e più in alto volava, meglio ci vedeva.
Poi vide una vecchia Amica su una ninfea: era la Rana.




«Hai un Nome nuovo» gli disse Rana, «Ora ti chiami Aquila!»

 



IV° di copertina

costa
 
La Storia di Topo che Salta è il Libro BELLISSIMO che ho regalato al mio Papà per ringraziarlo di tutti i meravigliosi Libri e racconti che mi ha donato.
 
Oggi regalo a Voi (e ovviamente ai Topi!) questa storia, augurandovi di saltare più in alto che potete per Vedere le Montagne Sacre (che sicuramente... sono piene di Libri!).
 
 
Ricordo che le cartoline 20 Buone Ragioni per Regalare un Libro a un Bambino potete trovarle allo Spazio B**K di Milano.
I Librai possono rivolgersi direttamente ai Topipittori.
 

Commenti

  1. Ogni tanto queste storie dei nativi americani sono un po' oscure: ho sempre paura di perdermi qualche significato. Però il tuo libro è molto carino ;-)

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